Reggio Emilia
Basilica della Beata Vergine della Ghiara
 | Basilica della Beata Vergine della Ghiara   
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Basilica della Beata Vergine della Ghiara


Veduta della cupola

Veduta della cupola


Dal punto di vista artistico è forse l’episodio più importante della città. La costruzione della Basilica è legata al miracolo avvenuto il 29 aprile 1596 allorché il giovane Marchino, sordomuto dalla nascita, ottenne miracolosamente parola ed udito mentre pregava davanti a un'immagine della Madonna dipinta dal Bertone.

G. Bianchi detto il Bertone, La Beata Ve|...

G. Bianchi detto il Bertone, La Beata Vergine della Ghiara, 1569


In quel punto, a sinistra del tempio, ora si trova una memoria marmorea. Il termine ghiara, invece, si deve al fatto che l’edifico è costruito in un punto dove scorre il torrente Cròstolo, con ampi depositi ghiaiosi. Il progetto del tempio è dell'architetto ferrarese Alessandro Balbi; la realizzazione è del reggiano Pacchioni che ne iniziò la costruzione nel 1597.
Il tempio è preceduto da un ampio sagrato.

Facciata

Facciata


La facciata, in cotto con ornati marmorei, è a due ordini, animata da lesene e serliane, coronata ai vertici da acroteri. Il volume è concluso dalla slanciata cupola e dalla torre campanaria incompiuta. Il progetto ha un respiro rinascimentale, di impronta michelangiolesca. Tre portali conducono all’interno a croce greca.

Navata centrale

Navata centrale


All’interno si trova una sontuosa decorazione barocca, in stucco dorato. Peculiarità della Basilica è lo straordinario ciclo di affreschi e pale d'altare eseguiti dai migliori artisti del '600 emiliano: Ludovico Carracci, Gianfrancesco Barbieri (il Guercino), Lionello Spada, Alessandro Tiarini, Carlo Bonomi e Luca Ferrari.
Gli affreschi ricoprono la chiesa secondo un preciso programma teologico, esaltando le virtù di Maria e soggetti del Vecchio Testamento.

Volta con decorazioni affrescate di Lion|...

Volta con decorazioni affrescate di Lionello Spada e Tommaso Sandrini, 1614-16


Fra le tante opere ricordiamo l’incoronazione della Vergine nel coro e La cacciata di Lucifero del Tiarini; nel braccio sud scene della vita di Mosé di Luca Ferrari; nella cappella Gabbi I dottori della Chiesa di Carlo Bonomi; nel catino S. Giorgio e S. Caterina di Ludovico Carracci. Il Comune, infine, per l’altare di città, commissionò al Guercino un'opera che è ritenuta il capolavoro: la Crocifissione di Cristo, con ai piedi la Madonna e i Santi Maria Maddalena, San Giovanni e San Prospero.

Coro ligneo di Angelo e Nicola Talami, 1|...

Coro ligneo di Angelo e Nicola Talami, 1638-40


Le corporazioni delle arti contribuirono con preziose donazioni: si notino l'acquasantiera della corporazione della lana e quella dell'arte della seta. Da non tralasciare: la sala dei paramenti sacri e dei tessuti dal XVI° al XIX° secolo e il tesoro della Ghiara costituito da reliquiari, ostensori, calici, ex voto di altissimo pregio.


Museo del Santuario

Il museo, istituito nel 1982, è sistemato al piano terreno del chiostro presso la Basilica della B.V. della Ghiara. Il ricco "Tesoro della Ghiara" è conservato nelle tre sale del museo ( argenteria sacra, ex voto, testimonianze delle corporazioni, associazioni e confraternite). Nel museo, inoltre, tra i vari preziosi esposti, vi è il disegno originale di Lelio Orsi che ha ispirato l'affresco del Bertone e la corona donata alla Madonna dal Consiglio Civico Reggiano. Nella sala del Tesoro si trova il notevole dipinto,Salvazione di Laura da Correggio di Luce Ferrari.


Guercino, La crocifissione

Guercino, La Crocifissione, 1624-25

Guercino, La Crocifissione, 1624-25


La grande pala rappresentante Cristo crocefisso morente consolato dall'Angelo con ai piedi della croce la Madonna Addolorata e i Santi Maria Maddalena, San Prospero e San Giovanni Evangelista fu eseguita tra il 1624 ed il 1625 da Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino (1591-1666).
E' collocata nella cappella dell'altare di città, costruito a spese del Comune di Reggio, il cui stemma campeggia nella sommità dell'ancona. Nell'ancona, ai lati del grande quadro, due dipinti a monocromo rappresentanti la Resurrezione e l'Ascensione attribuiti da alcuni a Giovanni Savi.

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